Alberto Fontana, confessioni di uno YouTuber

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Articolo di Alberto Cecotti
Foto di Daniele Persoglio e Andrea Belloni

L’Alby Fontana. Non l’ho mai chiamato Naska, io. Lo conosco da quando, dopo essere stato un pilota auto virtuale di successo (videogiochi) entrò con l’irruenza dei ventenni, nel mondo reale degli autodromi. Ingresso dalla porta di servizio, per lui, con in tasca solo una voglia matta di cordoli veri, scarichi aperti, virgole nere e benzina. Così lo si trovava, regolarmente sbragato e abbrustolito dal sole estivo, a scattare foto in pista nei turni liberi moto all’autodromo di Franciacorta (Brescia), sin dall’inizio legato alle attività di Luca Pedersoli. A fine giornata rimaneva ore e ore al desk, con la pazienza di Giobbe, a vendere gli scatti, anche uno per volta, ai pistaioli della domenica. Dopodiché, ogni sera, riprendeva la sua amica fidata Fiat Punto (che ha dovuto recentemente salutare non senza versare lacrime di malinconia) e tornava verso casa a Monza. Nasceva così Racebooking: non si può dire che non si sia fatto il mazzo… ne sono io testimone. Lo ritrovo dopo una manciata di stagioni che ci stanno in una mano come una social star di settore, ora lo segue un’agenzia, agli eventi firma spesso autografi e capita che sia più gettonato per i selfie rispetto ai piloti professionisti. Per non parlare di ingaggi e sponsorizzazioni, dove dà il giro anche a gente di un certo calibro a due e quattro ruote.

Partiamo dalla fine. Quale auto cha preso il posto della Punto nel tuo cuore?
«Citroen C3 2018! Quando ho capito che la Punto stava per tirare le cuoia ho iniziato a cercare la sua erede…e non appena ho visto la C3 bianca col tetto rosso (che ricorda molto i colori del mio logo) non ho potuto non innamorarmene. Poi, anni fa, avevo guidato per un certo periodo il modello precedente, in prestito da un amico, e mi è sempre piaciuta».

Quello che sei e fai oggi è stato un obiettivo nel mirino sin dall’inizio o lo hai intrapreso aggiustando il tiro durante il tuo percorso professionale, partito dalla gavetta, rasando i cordoli con la macchina fotografica anziché le sliders?
«Sin dall’inizio del mio percorso avevo ben chiaro quali fossero gli obiettivi della mia vita: mettere il sedere su un qualunque mezzo a motore e far sì che diventasse il mio lavoro. Perché è ciò che mi dà le emozioni più grandi e che mi rende felice. Il mestiere dello Youtuber è arrivato per caso. Ed è stato, oltre che il mezzo che mi ha permesso di raggiungere l’obiettivo di correre, anche una grande passione che non sapevo di avere. Posso dire di aver fatto bingo. Per rispondere alla tua domanda non è stato un percorso non calcolato a priori, ma costruito in divenire. Ho sperimentato il più possibile aggiustando il tiro di volta in volta per raggiungere l’obiettivo di correre».

Lo YouTuber è il tuo primo mestiere? Ci campi bene o serve integrare con altro? 
«Bisogna precisare che fare lo YouTuber non è assolutamente facile. Di tutti gli YouTuber al mondo, il 98% non arriva a fine mese. Del restante 2% una grossa fetta vive con delle buone entrate, mentre una microscopica parte di questo 2% fa il botto. Io sono nella fetta che vive bene e per cui non serve integrare con altro. Questo è ormai il mio primo mestiere».

Dove puoi e vuoi arrivare? Prossimi progetti, se puoi svelarli? 
«Sono sempre stato estremamente ambizioso per natura e non ho mai saputo accontentarmi. Non vedo un punto d’arrivo, vedo solo un continuo migliorarsi ogni giorno per fare sempre di più e sempre meglio. Il mio leitmotiv è “fare oggi qualcosa di meglio di quanto non abbia fatto ieri”. Ora come ora sono (come in F1) in modalità qualifica, quindi sto spingendo come un matto investendo tutte le mie risorse sull’attività da Youtuber e pilota. Il mio obiettivo a breve termine è quello di incrementare i video pubblicati e passare da 3 a 5 a settimana, presentando nuove rubriche e nuovi format, per poi arrivare nel 2020 anche a un video al giorno! Insomma, sogno che questo canale diventi qualcosa di grande. I miei piani al momento si fermano qui, dato che con la velocità con cui cambiano le cose su internet è difficile fare progetti a lungo termine».

Ipotizziamo: il weekend prossimo hai la possibilità di scegliere fra una gara in auto e una in moto concomitanti, afferri il volante o il manubrio?
«Investirei i guadagni del mese per noleggiare un elicottero e volare da una pista all’altra per farle entrambe! Oltre a farle tutte e due, verrebbe fuori anche un video epico».

Alziamo il tiro: ti danno l’opzione di scegliere fra un turno al Mugello con una F1 oppure con una MotoGP. Quelle vere eh…
«Contrariamente a quanto penserebbe il mio pubblico… afferrerei il volante. Nasco come pilota di auto e sulle quattro ruote sono molto più esperto e competitivo che sulle due, dove la strada è ancora moooolto lunga».

Sicuramente un caso come il tuo è di esempio per tanti tuoi giovanissimi followers, che sognano di vivere di passioni come te. Giusto illuderli di potercela fare o meglio un approccio più disincantato?
«Una cosa è certa: se pensi che non ce la farai, non ce la farai mai. Se pensi che ce la farai, magari non ce la fai, ma magari ce la fai. Uno dei più comuni motivi che sta alla base di qualunque fallimento è che non si crede in quello che si fa. Quindi è fondamentale credere nei propri sogni, se si vuole sperare di realizzarli. Bisogna allo stesso tempo essere realisti e sapere come funziona il mondo. Puoi sognare di diventare un pilota di MotoGP, ma devi sapere che servono, nella migliore delle ipotesi, centinaia di migliaia di euro da investire. Nei video non mi limito a raccontare semplici storie o consigli di guida, ma cerco di trasmettere ai più giovani quella che è stata la mia esperienza di vita affinché possano credere nei propri sogni, ma allo stesso tempo guardare in faccia la realtà per capire come approcciarla, in modo da trovare il giusto equilibrio tra illusione e disincanto».

Chi è forte e sereno non ha problemi a dispensare consigli. Tu cosa ti senti di suggerire a chi che vuole tentare di vivere di social?
«Essere se stessi e creare qualcosa di nuovo. I tempi d’oro in cui gli YouTuber erano 4 gatti e ti bastava fare video brutti per essere seguiti sono finiti. Oggi la competizione è altissima e la creatività è tanta, quindi è tutto più difficile. Copiare gli altri non serve a nulla, perchè se quel contenuto lo sta già facendo qualcun altro, perchè mai la gente dovrebbe seguire il tuo se non sa chi sei? Non essere se stessi è altrettanto inutile, perchè o si è attori di Hollywood, oppure si risulta finti. Insomma, creatività e spontaneità premiano sempre».

Le opportunità arrivano o si cercano? 
«Le opportunità arrivano a chi si sbatte e si dà da fare ogni giorno per crearsele. Se non si fa nulla per cambiare la propria vita, ma si aspetta il colpo di fortuna, difficilmente questo arriverà».

Ti senti piu bravo o fortunato? Dillo in percentuale.
«Se fossi fortunato sarei nato in una famiglia ricca che mi avrebbe potuto permettere di correre. Invece sono nato in una situazione in cui realizzare la mia passione era quasi impossibile. Ho dovuto lavorare 12 anni, prima di arrivare, finalmente, a vivere della mia passione. Fossi stato bravo ci sarei arrivato prima; diciamo che sono stato estremamente perseverante».

Fra i tuoi colleghi di settore c’è più rivalità o complicità? 
«La cosa bella di YouTube è che non esiste rivalità. Non è come tra aziende, per cui se un cliente compra il tuo prodotto non compra il mio. Su YouTube un utente può guardare sia il mio video sia il tuo. Questo dà luogo a tante collaborazioni tra Youtuber che rendono questo mondo sempre più bello e sempre più forte, oltre che stimolante perchè tra colleghi si impara e si cresce. Pensa che abbiamo un gruppo su whatsapp dove tutti noi Youtuber di moto ci scambiamo ogni giorno idee e consigli».

Il nome di uno YouTuber che apprezzi più di altri e che diresti ai tuoi seguaci di seguire?
«Assiduamente ne seguo davvero pochi. Tra gli stranieri, Casey Neistat per la bravura nella regia e per lo stile, che posso dire essere stato la mia più grande ispirazione e maestro. Dan Mace per l’estrema creatività nell’editing. Ninja e Tfue per la bravura nel giocare a Fortnite. Tra gli italiani seguo Luca Salvadori e Fede Perlam, per le moto e auto, insieme agli altri canali dei miei amici motovlogger. Amedeo Preziosi per la comicità insieme a Cartoni Morti e Luis. Seguo poi occasionalmente tantissimi altri canali, ma è un elenco troppo lungo».

Manda un saluto in codice, che capisca solo lui, al tuo amico Luca Salvadori, pilota professionista e tuo mentore in pista, insieme a Niccolò Canepa.
«A Luca mando un Roy Purdy volante, mentre a Nick chiedo se si ricorda di cosa stavo per combinare quando abbiamo girato il video con Dunlop nel 2017 a Franciacorta» ride fragorosamente.

Lui ti ha insegnato la guida racing e tu gli hai mostrato come fare carriera social. Chi è più in debito?
«Tra amici non esistono debiti, ci si aiuta sempre».

Domanda personale da Alby intervistatore a Alby intervistato: qualche anno fa, all’autodromo di Modena, ti presentasti da me con una gloriosa e (leggermente) malvissuta Suzuki GSXR. Non avevi mai girato in pista e la cosa mi impressionò parecchio: ti ricordi le mie parole appena tolto i caschi?
«Me lo ricordo benissimo! Mi avevi definito “the talent”, dicendo che avevo talento. Di talenti veri in giro ce ne sono tanti, io posso umilmente dire di aver avuto degli ottimi maestri sin da quella prima volta a Modena».

A questo punto, è d’obbligo: per come ti vedi tu come talento di guida, dove potresti essere oggi, se avessi iniziato la carriera agonistica in moto (o auto) da bambino anziché da adulto?
«Non mi sento di definirmi talento. Talento è chi sale su una moto e senza sapere nè leggere nè scrivere, ma solo grazie all’istinto, va forte e fa cose incredibili. Io non ho mai avuto quell’istinto da pilota che mi permettesse di fare cose fuori dal comune, ma ho sempre applicato un ragionamento tecnico dietro ogni gesto. Guardo quelli bravi, li studio, mi faccio insegnare come si guida, lo metabolizzo e lo applico. Faccio quello che potrebbe fare chiunque, ovvero semplicemente applicare le istruzioni che mi vengono insegnate. Se avessi iniziato a 6 anni anzichè a 27, sicuramente avrei avuto 21 anni di esperienza che, se fossero state accompagnate da una valanga di soldi, mi avrebbero permesso oggi di correre ad alti livelli. Riguardo al cosa avrei potuto combinare ad alti livelli, quelle sono chiacchiere da bar :)».

Infine, cosa ti senti di dire ai tester giornalisti di professione che sono incattiviti nei confronti degli influencer e che ritengono inutile la vostra presenza alle presentazioni moto stampa?
«Onestamente non capisco questa cattiveria. Se vedo qualcuno che ottiene risultati migliori dei miei, indipendentemente dal fatto che sia merito della sua bravura o di fortuna, cerco di farmelo amico per imparare qualcosa da lui e applicarlo su di me. Impara l’arte e mettila da parte. Questo è l’approccio che bisogna avere se si vuole crescere e migliorarsi ogni giorno. Mi fa molto effetto vedere che persone col doppio dei miei anni, che dovrebbero essere figure di riferimento per noi giovani e insegnarci come si sta al mondo, si comportino così proprio nei confronti dei giovani. Naturalmente non facciamo di tutta l’erba un fascio, esistono tante figure brave e professionali, come un certo Cecotti che mi ha fatto da apripista la mia prima volta» sorride.

Sdrammatizziamo: dai, mi racconti ancora una volta di quando, ancora prima di iniziare tutto il succitato percorso, hai messo a ruote all’aria una Fiat Cinquecento da corsa.
«Che bomba che ho tirato, mamma mia… era il 2013, anno in cui, grazie al talent show vinto l’anno prima su SKY Sport, stavo disputando una stagione da pilota ufficiale Abarth. Avevamo sempre corso in piste relativamente lente e per evitare il sottosterzo (tipico di quelle auto) ci consigliavano di mettere gomme nuove all’anteriore e usate al posteriore. Ecco… questo va bene a Franciacorta. Mentre a SPA equivale al suicidio. Prima delle qualifiche avevo chiesto consiglio ai tecnici, che avevano rifilato la patata bollente a me dicendo “Il pilota sei tu, a te la scelta”. Pilota. Era la mia terza gara, è già tanto se sapevo dove fosse l’acceleratore. Ho scelto di seguire quello che avevamo sempre fatto! Nuove davanti e usate dietro. Avete presente il significato del termine “INGUIDABILE”? Quel turno è durato 2 giri e 5 curve, prima di vedere il mondo sottosopra per un bel po’ di volte».

Alberto Fontana, detto Naska, è sicuramente lo YouTuber dell’anno per quanto riguarda il mondo moto, e non solo in realtà. È riuscito a creare un seguito fedele, di giovani appassionati ma anche di persone adulte che si sono legate a lui grazie a spontaneità e positività. Ad oggi il suo canale YouTube conta più di 260mila iscritti.

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