BMW R18, largest boxer, bigger beat

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Il nuovo incrociatore tedesco ricalca i tratti di un passato lontanissimo, ma è attuale in tutto e per tutto. Il boxer dei record regala battiti eleganti che creano assuefazione, lo abbiamo provato nella versione First Edition ed è il protagonista della prima cover digitale di Riders

Articolo di Alberto Cecotti
Foto di Marco De Ponti

Lungo la strada, c’è chi dice: «Ma cosa te ne fai di un milleotto su una moto da passeggio o poco più?». Provate ad andare per duecento chilometri su e giù per colline, magari come quelle delle Langhe, con un boxerone così e sicuramente troverete la risposta. La R18 è una moto grande fuori ma compatta da dentro, insomma una volta in sella si ha il manubrione vicino e le pedane… altrettanto, forse fin troppo per gli over 180 cm. Nessun problema, la disponibilità di accessori, tra selle e manubri, è talmente ampia che ci si può veramente cucire la moto su misura. All’avvio del motore sembra ci sia un amico nascosto dietro la moto a darti per gioco vigorose spintarelle laterali a ogni sgasata. Poi si parte e a quel punto si scoprono le straordinarie doti del pompone di Berlino: sì, c’è proprio serigrafato così sul prezioso blocchetto al manubrio della R18: «Berlin Built». Fluido in tutte le mappe, si trova immediatamente nella Roll quella più congeniale allo spirito della moto, ma è pur bella l’idea, e non solo quella, di poter dare due belle manate di gas all’occorrenza, con una spinta che si fa decisamente più vigorosa ma senza diventare imbarazzante, anche perché in caso di gestione maldestra del gas c’è pronto il controllo di trazione a perdonare, e poi ovviare, l’errore umano.
Che poi non si capisce se la R18 sia più bella da guidare o da guardare: che attraente cocktail di acciaio, chili, chilogrammetri di coppia e cromature, il tutto guarnito con una miscellanea di lusso e alte finiture che attraversano ottant’anni di inscalfibile design: la prima targa R5 ebbe infatti sigillo 1936. 

Fulcro del progetto R18 è il motore 1800, da lì la sigla, non a caso: raffreddato ad aria e olio, è il più grande boxer della storia di Monaco (che da solo pesa 111 chili), collocato in un telaio a doppia culla in tubi d’acciaio. Attraente serbatoione a goccia, parafanghi avvolgenti, tanti motivi di attrazione tra i quali spicca lo scenografico albero cardanico con funzionamento a vista (che fa quasi paura all’idea) a dir poco scenografico nella sua luccicante cromatura. Le prestazioni sono su misura per la destinazione d’uso, con 91 cavalli di gran qualità espressi a 4.750 giri, ma la vera freccia all’arco è la coppia: 158 Nm a soli 3.000 giri.
La dotazione elettronica di serie prevede tre mappe che determinano in maniera netta altrettanti caratteri del motore: Rock, Roll e Rain, in ordine di arroganza, seppur sempre manifestata con eleganza. Poi ci sono il sistema di controllo della coppia di trascinamento del motore (MSR) e l’ASC (Automatic Stability Control) escludibile. Da segnalare la possibilità di scelta delle ruote, sia per un discorso estetico, sia funzionale. Di serie ci sono cerchi a raggi con l’accoppiata 19”/16”, ma sono disponibili ruote da 16″ e da 21″ anteriori e quella da 18″ posteriore.

Ma torniamo in sella. La frenata è bella corposa ma non aggressiva: per capirci, è morbida ma la potenza non manca. La forcella assorbe bene le asperità, mentre il mono è un pochino secco, perciò si consiglia di rallentare su buche o dossi. La mole imponente (345 kg a secco) si sente, specialmente nei cambi di direzione, ma se la si guida coerentemente con lo spirito da cui la R18 è animata, l’inerzia diventa piacevole, l’esperienza di guida diventa quasi un galleggiare sostenuti dalle spinte del motore, mentre la reattività contenuta, che su una sportiva è un difetto, qui diventa un elemento di relax.

Com’era la domanda, «cosa te ne fai?». Difficile spiegarlo a parole, sarebbe da far provare a tutti; perché se è vero che in contesti come quello del nostro primo test (la campagna delle Langhe) o in città basterebbe molto meno, anche una 500 cc, va detto che questo pum pum del 1800, così poderoso ma educato, passa sensazioni rare. Sarebbe curioso farla provare a un harleysta di quelli duri e puri, così, per vedere l’effetto che fa… Difficilmente, quasi mai, capita che un remake sia (quasi) più attraente dell’originale. Il gioiello R18 lo è e costa 22.990 euro; manifesta a ragione egoismo nel momento in cui, per condivisibili motivi estetici, la moto viene consegnata monoposto, ma è omologata per due: se si desidera viaggiare accompagnati c’è il kit passeggero… che però è opzionale (scelta discutibile su questo ordine di cifre) a 250 euro. Detto fra noi, la moto comunque vale quei soldi: esclusività, pregio e raffinatezza sono superiori. L’eleganza la puoi comprare solo se c’è. E qui abbonda…
Il destino probabile di questa First Edition è di diventare, in futuro, un pezzo pregiato. Chi avesse in canna un bel 23mila è avvisato, perché poi le R18 finiscono, eh.

scheda tecnica

Motore
Bicilindrico boxer
Cilindrata 1802 cc
Raffreddamento aria/olio
Alimentazione iniezione
Cambio 6 marce
Potenza CV (kW)/giri 91(67) / a 4.750 giri

Freno anteriore doppio disco 300 mm
Freno posteriore disco 300 mm
Velocità massima (km/h) 180 

Dimensioni
Altezza sella: 690 mm
Interasse 1730 mm
Lunghezza 2440 mm
Peso 345 kg a secco

Pneumatico anteriore 120/70 R 19
Pneumatico posteriore 180/65 B 16

Capacità serbatoio 16 litri

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