Ducati Panigale V4 SP e SuperSport 950: radicale contro godibile

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In casa Ducati sono i due modi opposti di dire sportiva: una è sempre più estrema, l’altra non dimentica la funzionalità

Articolo di Alfredo Verdicchio 

Negli ultimi anni Ducati ha ampliato la propria offerta andando a toccare corde inesplorate (vedi crossover e power cruiser) o dimenticate da tempo (ci riferiamo al mondo Scrambler), senza mai tradire quella vocazione per i cordoli che l’hanno resa famosa nel mondo. 

Così ecco arrivare in catalogo una Panigale V4 dedicata a tutti gli amatori malati di pista, la V4 SP, riconoscibile per la sua stupenda livrea nero opaco, i dettagli rossi e il serbatoio in alluminio spazzolato. Una serie limitata espressione massima delle competenze tecniche, meccaniche, elettroniche e stilistiche della Casa di Borgo Panigale, che oltre ad adottare una serie infinita di chicche pistaiole – come l’impianto frenante Brembo Stylema con comando di regolazione della leva da remoto, la frizione STM e i cerchi in carbonio – mette a disposizione un riding mode Race sdoppiato: A per le piste asciutte e lisce; B per quando piove o l’asfalto non è dei migliori.

Ma se la Panigale è il figliol prodigo, la vetrina di quel che di grande una Casa può fare e un suo aggiornamento è un’operazione scontata, a farci felici in realtà è la fiducia riposta nella SuperSport 950. Quello delle sport tourer è un segmento dal grande potenziale, che se non vedrà più i fasti di una volta perché schiacciato dalle più confortevoli e versatili crossover, non di meno sta piano piano tornando in auge tra gli ex pistaioli e tra chi non riesce a resistere al fascino dei semimanubri comodi.

 

La posizione in sella, regolabile sue due posizioni, ora punta ad offrire maggiore spazio anche ai piloti più alti, mentre l’evoluzione stilistica è chiaramente ispirata alla Panigale V4, dalla quale riprende il taglio degli occhi (a led) e uno studio aerodinamico più efficace della carena. Oltre alle alette presenti intorno al gruppo ottico (che dovrebbero portare aria fresca all’altezza delle gambe del pilota), spuntano ora inedite branchie laterali per una migliore dispersione dell’aria calda prodotta dal motore. Non solo, la carenatura si amplia, allungandosi in basso verso lo scarico ed abbracciando in alto il serbatoio e il display digitale.

Tanta, anche qui, l’elettronica presente di serie, dall’ABS cornering al traction control evo, dal cambio elettronico all’antimpennata. Quel che non cambia sono il telaio e soprattutto il motore, probabilmente il suo vero tallone d’Achille. Non che vada male, anzi, il twin è regolare e progressivo su tutto l’arco d’azione e ai medi è discretamente corposo, ma un pizzico di potenza in più non guasterebbe su di una moto che è comunque una sportiva. In verità i suoi 110 CV sarebbero più che giusti per un uso stradale, ma è anche vero che questi sono numeri alla portata di una naked di media cilindrata (più divertente e meno stancante); senza contare che la concorrenza diretta mette sul piatto prestazioni nettamente superiori in un’ottica anche più turistica, con il classico trittico passeggero-valigie laterali. 

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