La storia di Jack Griffin, ovvero: come ritrovarsi a gareggiare per caso alla 24H di Le Mans

  1. Home
  2. News
  3. La storia di Jack Griffin, ovvero: come ritrovarsi a gareggiare per caso alla 24H di Le Mans

Quella di Jack Griffin è l’INCREDIBILE VICENDA di un agente immobiliare che per una serie di combinazioni Ha corSO due edizioni della storica corsa, senza nessuna licenza. non è questo, in fondo, il sogno proibito di ogni appassionato?

Di Riccardo Casarini

1984. C’è un agente immobiliare di Dallas, sulla quarantina, seduto dietro al volante di una Rondeau M382 Cosworth. Si chiama Jack Griffin e da pochi mesi s’è avvicinato al mondo delle auto. Non ha grande esperienza alla guida e questo non sarebbe un problema se la gruppo C sul quale poggia le terga fosse esposto ad un Motor Show. Invece un po’ lo è, dal momento si trova sulla griglia della Sarthe, il circuito della 24 Ore di Le Mans. Assieme a gente come Jacky Ickx, Derek Bell, Hans-Joachim Stuck, a differenza dei quali però Jack – che fino a poco prima giocava a tennis – non ha neppure una licenza di guida. What? Terrore e invidia, no? Ecco com’è potuto succedere ciò che in fondo vorremmo fosse capitato pure a noi…

La prima partecipazione pirata di Griffin sulla Rondeau Cosworth, nel 1984

DAI, INSEGNAMI A GUIDARE – J. Griffin e ML. Speer sono due amiconi texani. Il primo vende case e si diletta con la racchetta, il secondo è un pilota con un discreto bagaglio di gare alle spalle. Nel 1983, Speer invita il nostro Jack a seguire (dagli spalti) la 24 Ore di Daytona alla quale partecipa. Tra un hot-dog e una diet coke la corsa finisce, Speer torna da Griffin e la butta lì: «La prossima sarà la 12 Ore di Sebring, se ti va di provare, potrei cercarti un sedile in classe GTU». L’amico accetta, ma crede ancora che il punto di corda sia un nodo marinaresco e la staccata una figura di ginnastica artistica. Si iscrive quindi alla Bondurant Driving School, spiegando che da lì a una settimana avrebbe guidato una Porsche 914 in una gara di endurance. Dopo averlo mandato a cagare l’istruttore capisce che Jack è serio, e allora lo infila dentro una Nissan 280ZX.  Fa quel che può, compresi i miracoli. Sette giorni dopo Griffin è allo start di Sebring, ma 15 giri più tardi è contro un muro. Nonostante ciò si prende bene per questa faccenda dell’andar veloce, e nei mesi successivi lima via qualche secondo partecipando a qualche altra gara.

Si nota come il vecchio Jack ci abbia subito preso gusto. E ride, se la ride proprio

PILOTA, COSÌ A CASO – Arriva il giugno 1984, il fidato amico deve correre la 24 Ore di Le Mans e Griffin vola in Europa con lui per assistere. Sono entrambi nel paddock quando un collega spiffera a Speer che il team francese Bussi ha urgente bisogno di sostituire un pilota per la sua Rondeau Cosworth. A Speer si accende una strana lampadina nel cervello, prende Griffin per una manica e lo trascina dai fratelli Bussi: «Questo biondino è un manico, un vincente, non vorrete lasciarvelo sfuggire?!». Neppure Jack ne è convinto, pensa che a casa lo aspettano i suoi tre bambini, ma sul punto di declinare dice a sé stesso che un’occasione del genere farebbe gola a chiunque. È il classico treno che passa una volta nella vita, anche se in questo caso ha più le sembianze di uno sport-prototipo da corsa. Ai tempi non bastava un googlata per approfondire il passato delle persone, quindi sulla fiducia vengono sbrigate due scartoffie e Jack Griffin finisce, senza licenza adatta, dritto alla guida del V8 Ford 3.3 da 540 cavalli.

La Rondeau M382 con la livrea ‘85. In questa edizione Griffin avrà l’amico Speer come co-pilota

MEGLIO DEL PREVISTO – Contro ogni pronostico in gara non combina guai e gestisce piuttosto bene il demonio sul quale si trova. Stenta a seguire le linee dei più veloci, ma non sfigura. L’auto si ferma sì, ma da sola, per un guasto al motore, alla nona ora di gara. Jack torna a casa avendo fatto quanto basta per convincere i fratelli Bussi a richiamarlo. Nel frattempo affina le sue capacità con le gare a stelle e strisce come Daytona, Riverside e Sebring, ritornando alla 24 Ore di Le Mans nel 1985. Anche questa volta la sfortuna ci mette del suo e Jack resta a piedi dopo sole quattro ore, a causa di una rottura della sospensione. Il destino gli ha già concesso due momenti di gloria e, riflettendoci, decide di non tirar troppo la corda. Si ritira chiudendo così la sua breve carriera: diciassette partenze in tre anni, due terzi posti di classe a Sebring e una vittoria a Le Mans ‘85. Quest’ultima, però, al torneo di tennis.

Foto: RSC, Monochrome, Petrolicious

Magni Italia 01/01: beltà di ieri, cavalli di oggi
The Black Ghost. La leggenda della Dodge fantasma

Potrebbe interessarti…

Menu