Il mistero della Traub, la moto riemersa dalle nebbie del tempo

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 UN CAPOLAVORO DI SOLUZIONI ALL’AVANGUARDIA, SEPOLTO PER MEZZO SECOLO IN UN APPARTAMETO DI CHICAGO. PRODOTTA AGLI INIZI DEL ‘900, LA TRAUB È L’OPERA ARTIGIANALE DI UN COSTRUTTORE SCONOSCIUTO. OGGI SAPPIAMO QUALCOSA DI PIÙ… ANCHE SE NON TUTTO. 

Articolo di Riccardo Casarini

Sobborgo di Chicago, 1967. In una palazzina c’è un operaio che sta lavorando al restauro di un appartamento malconcio, di proprietà di un anziano signore. Per seguire le tubature dell’acqua occorre però abbattere una parete intera, insolitamente piazzata lì dove sta. Si inizia a demolire, e dietro ai mattoni appare un’enorme intercapedine. Quel che si vede, poco dopo, è la sagoma di quella che sembra essere una motocicletta. Lo è, conferma l’acciaccato inquilino, una moto che il figlio ha rubato tanti anni prima e nascosto, lì in casa, prima di partire per la Prima Guerra Mondiale. Il giovane non è mai tornato dal fronte e quella moto è rimasta lì per quasi cinquant’anni. C’è una scritta sul serbatoio, ma non da indizi che vadano oltre al nome. Si chiama Traub, ed è il ferro a due ruote più misterioso e raro di cui (non) si abbia conoscenza.

“General repairing” recitava l’insegna del Traub Motorcycles Shop.

BLOCCATA NEL TEMPO, AVANTI NEI TEMPI – Qualunque cosa sia e qualunque cosa valga, la moto viene riportata alla luce. Passa allora di di mano in mano: un commerciante di biciclette la ritira per due spicci, finisce poi a casa di Bud Ekins (storica controfigura di McQueen) e successivamente del collezionista Richard Morris. Infine trova posto nel Wheels Through Time Museum, curato da Dale Walksler.  Nessuno però riesce a scoprire qualcosa di più preciso sul conto di questo mezzo, riapparso come dal nulla dalle viscere del tempo. Sul serbatoio c’è scritto Traub 1917, marchio impresso anche sui particolari meccanici. Ma chi (o cosa) fosse Traub non è dato sapersi. Tra i pionieri americani della moto di inizio ‘900, non c’è nulla che riguardi quel nome. Eppure, a tener buoni la data 1917 e il racconto del suo primo “custode”, questa moto presenta soluzioni innovative per l’epoca, tra cui il bicilindrico 1.278 cc, abbinato ad un cambio a tre marce a leva manuale con doppia folle, il freno posteriore azionato da una camma agente su doppia ganascia, il carburatore Schebler e una quantità pressoché totale di componenti realizzate a mano con precisione impressionante. Si pensi che gli accoppiamenti meccanici del motore sono tutti “a secco”, fanno eccezione le sole guarnizioni basamento/cilindri. Capace di spingersi fino a 134Km/h, la Traub è da considerarsi roba aliena per quei tempi.

Un bicilindrico a V da oltre 1200 cc: per l’epoca era !tanta roba”, come si suol dire

TRE INDIZI FANNO UNA TRAUB – Nulla di esoterico probabilmente, ma opera di un genio sicuramente. E il mistero in cui è avvolta la Traub ha contribuito ad accrescerne il fascino e a far proliferare leggende e ricostruzioni più o meno sballate. Se è vero che per decenni non s’è cavato un ragno dal buco nel ricercarne le origini, oggi possiamo dire che qualcosa tra le mani l’abbiamo. Si tratta di un vecchio numero di Motorcycles Illustrated datato 1907, un censimento dei necrologi di Chicago e una foto ingiallita. Mettiamo in fila gli indizi: su quel numero di MI compare una lettera firmata da tale G.R. Traub, in cui l’autore sostiene di aver costruito una motocicletta innovativa e particolarmente potente (secondo i canoni del tempo); i registri funebri di inizio secolo, pur con qualche contraddizione sulle date, riportano il decesso di un cittadino americano di origine tedesca di nome Gottlieb Richard Traub, avvenuto nei pressi di Chicago, nel 1952; in ultimo, uno scatto sbiadito di quegli anni immortala alcuni motociclisti d’antan di fronte a un Richard Traub Motorcycles Shop. Ok, a volte nemmeno tre indizi fanno una prova. Se vi dicessimo però che l’edificio di questa nostra vecchia fotografia si trova(va) proprio all’angolo della via in cui la Traub venne scoperta nel 1967? Forse in qualche modo i conti tornano, anche se di certo non s’è mai saputo nulla e, in fondo, preservare una storia vuol dire alle volte lasciare che riposi nel mito.

Della Traub si sa ancora poco, molto poco. E gran parte del suo fascino sta proprio lì

Foto: Brainbucket, MCN

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