SI È DAVVERO PERSA LA FANTASIA, LA VOGLIA DI OSARE? A GUARDARE IL MOTORSPORT SI DIREBBE DI SÌ, E IL CONTENIMENTO DEI COSTI PUò DIVENTARE IL COMODO RIFUGIO CHE SERVE A GIUSTIFICARE LA MANCANZA DI CORAGGIO. MA IL MONDO SI SA, è BELLO PERCHÉ è VARIO

Di Marco Masetti

Due anni, due isole, la stessa gara, un effetto terribilmente diverso. Ecco, in poche parole il sunto di questo Contromano. Un’iniziativa che potrebbe aiutare i tanti che, purtroppo, non riescono a leggere più di una riga, ma che alla fine sparano un giudizio. Non sono solo frettolosi leoncini da tastiera, il poco tempo e la scarsa attenzione da dedicare ad un pensiero sono problematiche che affliggono anche molti manager e quadri e, in genere, le persone che pensano che tutto, anche la Divina Commedia, si possano “asciugare” in una riga, in dodici parole o poco più. Bene, noi abbiamo più tempo, quindi siamo più ricchi di loro e possiamo tornare alle isole e agli anni…

Edi Orioli alla Sei Giorni dell’Elba, nel 1981. Foto: Collezione Privata Edi Orioli

Le isole sono l’Elba e la Sardegna, gli anni il 1981 e il 2013 e stiamo parlando della Sei Giorni Internazionale, la più che centenaria olimpiade della moto da regolarità o da enduro che dir si voglia. Ero presente ad entrambe le edizioni della Six Days e me le ricordo benissimo, soprattutto pe runa cosa: la diversità. Nel 1981 si correva con tutto o quasi. Moto a due e quattro tempi, mono o bicilindriche. Cilindrate variegate, grandi costruttori e artigiani. A guardare il parco chiuso c’era da impazzire, soprattutto se dentro di te c’era la passione per la moto. Che vuol dire conoscenza di tutto quello che c’era in azione, da Ancillotti a Zündapp, tanto per capirci. Nel 2013 dopo poche “vasche” nell’area paddock sapevi già tutto. Le moto, per sommi capi, le riconoscevi dal colore delle sovrastrutture in plastica. Tutte si somigliavano parecchio tra loro, soprattutto nell’impostazione tecnica. Diciamo che mi esaltò molto di più il 1981, del quale ricordo molti più dettagli rispetto al ben più vicino 2013.

Sei Giorni di Enduro, 2018. Non è che siano brutte, è che sono tutte uguali

Proprio oggi arriva la notizia che Dorna Sports e FIM hanno dato vita al progetto Mini Gp World Series. Una gran bella cosa: una piattaforma paritaria per far correre i giovani e avvicinarli alle gare vere e, soprattutto ad un futuro in MotoGP. In pratica le Federazioni di ogni nazione o continentali organizzano gare che possono ottenere uno status, quello di Road to MotoGP. Nei dettagli: si corre in kartodromi, i piloti hanno dai 10 ai 14 anni. Le moto sono le Ohvale GP-0 160 uguali per tutti e con gomme Pirelli. Cercatevi la notizia e studiate i dettagli: niente da dire, una gran bella iniziativa a cura di Dorna che da decenni ha trasformato un mondo romanticamente caciarone e pieno di pericoli, in uno sport moderno e professionale. Non c’è ironia in questa affermazione: lavoro da più di vent’anni nel mondo gestito da Dorna, ovvero MotoGP e Superbike, e posso solo parlare bene dei miei partner.

C’era più fantasia, anche in Top Class. Solo a metà anni duemila in MotoGP c’erano motori V4, V5, tre in linea, quattro in linea. Si parlò anche di un V6. Ora i frazionamenti sono solo due. Foto: Manuele Cecconi

Non ho nostalgie del passato, se non pensando alle mie prestazioni in moto e nella vita, inevitabilmente attaccate dal passare degli anni. Mi manca la diversità, quella che non mancherà a giovani piloti che cresceranno con le Ohvale, per poi salire sulle KTM della Red Bull Cup e arrivare in Moto3 dove ci sono solo due moto, Honda e KTM, dalle prestazioni livellatissime e un solo fornitore di pneumatici. Poi la Moto2 con motore uguale per tutti e monogomma, in attesa della top class, unica ad avere ancora moto diverse l’una dall’altra anche tecnicamente. Ma anche qui monogomma e elettronica comune. Il risultato è notevole: costi apparentemente contenuti, spettacolo, bagarre. Senza differenze, però. Il mondo globale non ama la fantasia che fa perdere tempo e risorse, non vede differenze in giro per il mondo. I giovani bevono la stessa bevanda, comunicano con gli stessi social e guidano le stesse moto. Del resto, ci ammaliamo della stessa malattia, dalla Cina agli States…

Beviamo le stesse cose, guardiamo gli stessi film, compriamo le stesse auto. E ci ammaliamo persino delle stesse malattie. Foto: Manuele Cecconi

Foto di apertura: Edi Orioli alla Sei Giorni del 1981. Collezione Privata Edi Orioli

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