Il nuovo corso della Casa italiana parla di tecnica avanzata e razionalità, sempre in un contesto sportivo. Ma la vecchia guardia mastica amaro…

Articolo di Marco Masetti

La Ducati deve avere il telaio a traliccio e la distribuzione a controllo desmodromico. Questa frase potrebbe essere scolpita sul marmo in ogni casa dove vive un ducatista duro e puro. È il segno tecnico di un’identità che unisce nel mondo migliaia di appassionati delle moto italiane costruite a Borgo Panigale. Ducati usa il desmo dagli anni Cinquanta sui suoi modelli sportivi e questa raffinatezza tecnica contribuisce a fare delle Ducati un mondo a parte nella produzione mondiale. Come il telaio a traliccio in tubi d’acciaio, un’idea vecchia come la moto, cioè con un secolo abbondante di vita; un grande classico che però viene usato con successo anche in MotoGP dalla KTM dopo esser stato abbandonato dalla Ducati, che debuttò nel 2003 in top class proprio con questa scelta tecnica.

Adesso arriva una Ducati di nuova generazione, la Multistrada V4 che schiera un nuovo, avanzatissimo motore che NON ha il desmo! La rivoluzione non è piaciuta alla vecchia guardia che la reputa un tradimento, più o meno come la nuova Monster che NON ha il telaio a traliccio. Il conservatorismo nel nostro mondo, ma anche in quello dell’auto, è molto diffuso, soprattutto nel design e nel marketing. La nuova Mini, il Maggiolino, le sport classic della Triumph, marchi storici resuscitati, magari apposti su moto cinesi, i richiami continui all’heritage (all’eredità lasciata dai nostri precursori), fanno parte di un’epoca di transizione come la nostra. 

Sentiamo tutti che il mondo sta cambiando in fretta e le certezze di oggi forse puzzeranno di cadavere tra pochi anni. L’elettrico, spinto dalla politica che vuole avere le mani pulite almeno nel campo della mobilità privata, ha corsie preferenziali che il vecchio motore endotermico non ha più. Incentivi, accessi a zone ZTL, parcheggi: l’elettrico può, noi no. E chi resta nel mondo della produzione di veicoli tradizionali deve sottostare a regole sempre più severe, come la normativa Euro 5 per le moto che stanno uscendo dalle fabbriche.

Ammetto di essere confuso e disorientato: design, elettronica, aerodinamica sono interessanti ma non fanno breccia nel cuore. Anch’io, in fondo al mio cuore, ho una Ducati rossa, con il desmo, la frizione sferragliante e un telaio fatto a Bologna e dintorni in tubi di acciaio. Del resto, nel fondo del mio garage ho solo moto raffreddate ad aria e dotate di carburatore. 

Ha ragione l’ingegner Claudio Domenicali quando dice che da anni la Porsche non costruisce più vetture raffreddate ad aria. Ed ha ancor più ragione quando sottolinea che il nuovo V4 della Multistrada richiede interventi di manutenzione ogni 60mila chilometri. Traguardo impegnativo per le moto della vecchia guardia. Il mondo va avanti a grandi passi e, se ci pensate, nel 1991 è caduta l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Fece un botto e scatenò dei cambiamenti davvero epocali in ogni angolo del pianeta. Sì, ha ragione Domenicali: si può guidare con gusto una Ducati senza desmo o una Porsche senza ventola di raffreddamento. Ma, come ci sono i nostalgici che, tra Vladivostok e la bassa romagnola, cantano ancora il vecchio inno Gimn Sovetskovo Sojuza, ci sono anche quelli che continueranno a divertirsi con le Ducati dure & pure e le auto raffreddate ad aria, usandole con garbo e curandole maniacalmente con cambi d’olio ogni mille chilometri. 

Non si muore di lunedì
Iggy Pop. Il diavolo veste Gucci

Potrebbe interessarti…

Menu