Terre, quella caduta all'Harsewinkel

  1. Home
  2. News
  3. Terre, quella caduta all'Harsewinkel
LE MIE TERRE

Le terre hanno un’anima, come sa bene Marco Belli, pilota di flat, che le colleziona. Qui ne racconta un’avventura tedesca a Harsewinkel. Dove è finito tutto a schifio

Terre, quella caduta all'Harsewinkel

Harsewinkel: sabbia e sassi sgretolati che a poco a poco creano un cuscino di terra su cui appoggiarsi in curva

Per la rubrica dedicata alle terre, si va ad Harsewinkel. Èè una cittadina di circa 20mila anime in alta Germania, dispersa nella Renania, tra pianure e aree boschive che celano l’ingresso dell’Emstal Stadion; una classica sandbahn tedesca, ovvero un ovale sterrato di circa mille metri dove corrono le moto da speedway. Le medie orarie sono altissime grazie al suo terreno, un mistone di sabbia e sassi sgretolati, se bagnato al punto giusto dà un sostegno pazzesco in curva. Da qui la sua caratteristica principale: il cushion track, ovvero quando il materiale si sposta e forma un cuscino sul quale potersi appoggiare in curva – detto in parole povere tiene di bestia.

Una caduta rovinosa

Era l’agosto del 2002, cercavo qualche emozione fuori dall’Italia; nello specifico avevo deciso di correre qualche gara del campionato europeo supermoto, gestito allora da Alain Blanchard. La pista era fantastica, ampia e lunga, da quinta piena e pancia spalmata sul serbatoio. Dopo circa 250 metri di rettilineo dovevi buttarla giù in ingresso, intraversando tutto per cercare di infilare la lingua di asfalto che a metà curva immetteva nella parte centrale del circuito.

Proprio qui, durante la prima manche della gara, ho esagerato; son finito lungo e per recuperare ho rischiato un high-side da manuale. In qualche modo la recupero; ma rientro a fionda mentre arriva un altro pilota che mi centra in pieno e finisce l’opera appena incompiuta. Volo nel cielo e caduta rovinosa a terra: ecco uno dei miei primi infortuni seri alle spalle. Dottore, ambulanza, antidolorifici, io che grido «DON’T CUT THIS !!! DON’T CUT THIS» indicando la tuta. Quando mi dimettono, mi viene riconsegnata in un sacco nero tutta a brandelli, come se si volessero vendicare. Bastardi!

Testo di Marco Belli; Foto di Pine du Bois

Interviste indimenticabili: i piloti rockstar
Lettere: dov'è il mio Riders?

Potrebbe interessarti…

Menu