Il ragazzino che guardava le moto… E che poi le comprava. Quanto è importante vedere da vicino e toccare con mano un bene? Molto più di quanto si pensi attualmente

Articolo di Marco Masetti

Oh, le cose importanti sono altre. Anche se parlare di moto può aiutare ad ingozzare l’amara melma di questi giorni. Tutto può aiutare, anche un ragionamento contromano. Lo so, qualcuno mi dice che è difficile da seguire o che divago o che… Non mi interessa: potevo (e magari sono anche capace di farlo) usare altri modi, stili e mezzi. Ma a me piace così. Quindi iniziamo questa settimanale iniezione di dubbio. Perché non tutto va bene, madama la marchesa e, se c’è qualcosa che non fila sarà pur colpa di qualcuno e non di loro, del sistema, della destra o della sinistra. O no?

Bene, siamo in esterno giorno e c’è una vetrina luminosa con delle moto esposte. È una bella concessionaria come ce ne sono ancora. Ma la scena è ambientata qualche anno fa. Quando eravate ragazzini. Quindi negli anni Novanta, ma anche negli Ottanta eccetera, fate voi. Il ragazzino da settimane osserva ammaliato una motocicletta ferma, messa una pedana per farla vedere meglio. Ed è un bel controsenso osservare un oggetto fermo che ha nel nome il movimento. Non importa, il ragazzino la fa muovere con la potenza del sogno, con il carburante chiamato desiderio, in mille scenari che prevedono due attori. Il ragazzino e la moto. 

Ora vi faccio una domanda facile facile: come è finita la storia? Ve lo dico subito: disintegrando le gonadi alla famiglia, terzo grado compreso, contraendo debiti, promettendo mari e monti, fiumi e laghi, garantendo promozioni, il ragazzino ha portato a casa la moto. Il lieto fine che tutti sognavano, soprattutto lui. Ora analizzate come è stata reclamizzata la moto e quanti messaggi ha ricevuto il ragazzo. Ve lo dico io, perché questa è anche la mia storia che si è ripetuta milioni di volte. Il ragazzino ha saputo dell’esistenza del suo sogno dai mezzi di comunicazione, nel caso specifico stampa del settore, poi l’ha vista. Da vicino. Magari l’ha anche accarezzata. E l’ha comprata.

Si sono venduti milioni di moto senza i social, anzi, da quando ci sono, se ne vendono meno, perché il contatto diretto con l’oggetto reale, non attraverso un’immaginetta sbirciata nell’untuoso schermo di una smartphone, ha una potenza notevole. Veder da vicino, toccare, provare. Garantire assistenza attraverso meccanici e tecnici e non con il filtro di un call center. Sta a vedere che il futuro è anche questo? 

Di sicuro sappiamo una cosa: quel ragazzino, secondo stime ufficiose, ha continuato a comprare moto nel corso degli anni. Parecchie moto, non parecchi click. Che fa una bella differenza, in termini di ricchezza diffusa. Perché i grandi magnati del web hanno miliardi, ma io preferisco che il mio meccanico dorma tranquillo quando vede il suo estratto conto. O che gli operai siano soddisfatti a fine mese.

Che ne dite? Intanto cliccate, condividete questo articolo, perché la coerenza non è di questo mondo e il sistema si può combattere anche dall’interno. Besos. 

LAMBORGHINI COUNTACH. CHASSIS DA SALOTTO.
Riding school: nel teatro dei cordoli

Potrebbe interessarti…

Menu