Giorgio Nada

I paragoni tra le corse in bianco e nero e quelle di oggi servono a poco. Serve, però, studiare e capire il passato. A farlo bene ci hanno aiutato anche i tanti libri pubblicati da Giorgio Nada, illuminato editore che ci ha purtroppo lasciati

Articolo di Marco Masetti

«Vuoi mettere la Superbike di Fogarty e soci con quella di adesso?»; «Le MotoGP sono teleguidate dall’elettronica»; «Dopo le 500 due tempi solo merda!».

Frasi come queste, che sentiamo e leggiamo sui social tutti i giorni, consegnano a chi le pronuncia un bel diplomino che va a premiare la scarsa capacità nell’uso del cervello. Possiamo dire che il passato ha un fascino, soprattutto se collegato a ricordi positivi ma, come dice la parola stessa, è passato. Quindi lo si può (e si deve) studiare, analizzare, ricordare, usare come metro, ma non cercare di riproporlo, pena le figuracce che rimediano appassiti idoli televisivi, meteore più o meno luminose, belle che han perso la freschezza che si massacrano con botulino e silicone cercando di evocare lo spettro di un mondo che non c’è più.

Il passato che vi propongo è quello che emerge da una istantanea in bianco e nero risalente al 1978, riscoperta da Leandro Becheroni, ottimo pilota della 500 raffigurato in primo piano. Siamo a San Carlos, Venezuela, dove il 19 marzo si è corsa la prima gara del Motomondiale di quell’anno. Leandro indossa una maglietta con la scritta Ristorante gli Alberi, un ottimo posto dove mangiare lungo la strada che va da Calenzano a Barberino del Mugello. Alle spalle dell’italiano, settimo a fine gara, c’è un ragazzino moro e riccioluto. Ha 22 anni, al debutto assoluto nel Mondiale, si chiama Carlos Lavado e si è portato da casa una Yamaha con la quale finisce secondo alle spalle di Kenny Roberts in 250. Ci è arrivato guidando la sua Toyota, con la moto sul carrello.

Leandro Bacheroni

Leandro Bacheroni, pilota della 500

Ecco, il passato era così: aspetto organizzativo e cinema ridotti a zero, pochi soldi, folklore, passione e manici di altissimo livello. Oggi l’hospitality è obbligatoria perché il team deve vendere agli ospiti (di solito sponsor o dipendenti di chi finanzia la squadra) un’esperienza completa, magari di un sorvolo del circuito fatto in elicottero. Bene o male? Non sta a noi giudicare, possiamo solo cercare di capire cosa siamo diventati guardando da dove siamo arrivati. Cosa abbiamo guadagnato e cosa abbiamo perso, cosa possiamo correggere. Mi consola il fatto che Lavado lo vedo con grande piacere alle manifestazioni classiche (va ancora forte, del resto uno che ha vinto due Mondiali non può diventare un procione in pista), mentre Becheroni ha sempre un tavolo pronto nel suo ristorante con vino, tortelli, carne e tanti ricordi.

Il passato, come insegnano quelli bravi, va studiato. Si può fare in tanti modi, magari leggendo e rileggendo qualche buon libro. Ecco, oggi, mentre sto scrivendo, arriva una brutta notizia: è scomparso Giorgio Nada, il principe degli editori di auto e moto. Un catalogo imponente per una casa editrice di nicchia, ma giustamente mitizzata. Giorgio era il mio editore. Abbiamo fatto libri assieme senza mai una frizione o un dissidio. Un signore vero, elegante di suo, educato, capace di sfoggiare carisma senza fare il pavone. Mi ha insegnato tantissimo, è riuscito a migliorarmi, a darmi sicurezza. Vedere un mio titolo sul suo catalogo è sempre e solo motivo di orgoglio. Una ragione in più per continuare ad affrontare il passato con eleganza, competenza e impegno. Un abbraccio, anche a voi.

 

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